INDIA - VISITA AMBASCIATORE - Intervista a S.E. Anil Wadhwa

Indice articoli

Intervista a S.E. Anil Wadhwa

Ambasciatore della Repubblica d'India in Italia

  Eccellenza, nel corso del suo primo anno in Italia lei è stato molto attivo nella promozione degli affari tra i nostri due Paesi. Potrebbe condividere con noi il suo parere sui settori più rilevanti, in cui potrebbero sorgere le migliori opportunità di business per le imprese italiane che desiderano lavorare con l'India?

amb-india.jpgDa quando sono arrivato a Roma in qualità di Ambasciatore nel marzo del 2016, sono stato subito consapevole del fatto che l'Italia continua ad essere un importante partner commerciale dell'India. Tuttavia, oggi l’Italia si attesta al 24 ° posto nel ranking del commercio bilaterale e delle relazioni economiche tra l’India e i paesi terzi. Entrambi i Paesi hanno goduto di un ottimo volume negli scambi per un certo numero di anni. Secondo l'ISTAT, nel 2016, il valore del commercio bilaterale è stato pari a 7,5 miliardi.
E' mia ferma convinzione che l'India e l'Italia abbiano economie complementari e che i nostri rapporti d’affari si possano e si debbano incrementare. Tenendo presente questo, io e la mia Ambasciata abbiamo cercato di promuovere sia il commercio che gli investimenti tra i due paesi, organizzando una serie di eventi a Roma, Milano, Bergamo, Napoli, Verona, Firenze, con il supporto di Confindustria e delle sue organizzazioni associate. 
Abbiamo identificato alcuni settori chiave come l'automobile e componenti auto, industria alimentare, tessile, energie rinnovabili, prodotti farmaceutici, biotecnologie, ingegneria, design; settori nei quali le aziende italiane hanno implementato la propria tecnologia e hanno investito in India; si tratta di settori considerati prioritati dal nostro Governo.

Alla maggior parte degli eventi organizzati dall’ Ambasciata hanno partecipato alti funzionari governativi provenienti da diversi ministeri in India, che hanno informato le aziende italiane sulla politica del governo indiano, nonchè società indiane interessate a sondare possibilità di partnership nella produzione e nel trasferimento di tecnologie.
Credo che le aziende italiane possano trovare in India enormi possibilità di sbocco in settori sui quali l’India ha annunciato il varo di importati progetti, sui quali potranno partecipare vari attori. I settori, in particolare, sono: automobilistico, componenti auto, bio-tecnologia, aviazione, agenti chimici, infrastrutture, elettronica ed elettrotecnica, industria alimentare, cuoio, media, energie rinnovabili, aerospazio, tessile, turismo, produzioni per la difesa, immobiliare. 

Oltre alle grandi occasioni offerte dai settori produttivi, pensa che ci potrebbero essere alcune specifiche opportunità in India, che non sono state evidenziate finora, a favore delle imprese italiane?

Le aziende italiane sono molto note per la loro capacità di innovazione e progettazione del prodotto. Sicuramente, ambiti operativi come quelli della trasformazione alimentare, tessile, cuoio, design, componenti auto, prodotti farmaceutici, biotecnologia, infrastrutture (stradali e autostradali, navali, portuali, aeroportuali), le energie rinnovabili, ingegneria, architettura, consulenza, tecnologie verdi, gestione dei rifiuti , ospitalità, gioielleria, marmo e pietre, arredamento e altre, sono aree in cui le aziende italiane avranno ampi vantaggi. Già più di 500 aziende italiane di diversi settori hanno una presenza in India. Le aziende italiane possono esplorare gli investimenti nei distretti dell’auto, dell’alimentare, della pelle, dell’energia solare, delle città intelligenti, del digitale, dell’e-commerce, del tessile, etc. C’è anche la possibilità di esplorare la possibilità di investimenti in diversi corridoi industriali annunciati dal governo indiano, tra cui quello Delhi- Mumbai.

Abbiamo sentito parlare di una vasta gamma di iniziative volte a trasformare l'India e la sua economia, come ad esempio "Make in India" o "Skill India". Queste nuove iniziative offrono opportunità per le imprese italiane per un sostegno o una spinta al loro sviluppo? 

Il governo indiano ha annunciato la politica di ‘Make in India’ nel settembre 2014. L’obiettivo era quello di attirare gli investimenti stranieri, finanziamenti e tecnologia in 25 settori chiave, per rendere l'India un vero e proprio centro di produzione. Questo annuncio politico è stato poi sostenuto da riforme fondamentali, perseguite dal governo, nel settore bancario, finanziario industriale per rendere più facile fare affari in India agli investitori stranieri.
Alcuni dei settori come la difesa, le ferrovie, le assicurazioni, le banche, i media, dove c'erano restrizioni agli investimenti esteri, sono stati aperti. 
Ora, nella maggior parte dei settori, vengono consentiti automaticamente gli investimenti. Le misure di riforma adottate a livello centrale hanno anche portato i diversi Stati indiani a cambiamenti nelle loro politiche, in modo da semplificare le norme e i regolamenti sugli investimenti in ambito locale. L’India avrà presto il ‘Goods&Tax Service’ (GST), che, una volta adottato dal 1 luglio 2017, farà dell’India un mercato unico e permetterà il trasferimento di merci e servizi, di Stato in Stato, senza più alcun ostacolo.

L'obiettivo di ‘Digital India’ era quello di fornire opportunità, per tutti i cittadini, di sfruttare le tecnologie digitali. L'iniziativa comprende piani per collegare le aree rurali con le reti internet ad alta velocità. L'iniziativa ha tre componenti principali: la creazione di infrastrutture digitali, la fornitura di servizi in digitale e lo sviluppo della cultura digitale. Allo stesso modo, la politica 'Skill India' mirava a formare 400 milioni di indiani in diverse competenze, a partire dal 2022. Paesi esteri, come il Regno Unito, sono entrati in collaborazione con l'India per sviluppare la collaborazione virtuale in ambito livello scolastico (sperimentazione del loro sistema scolastico). Il Giappone collaborerà alla creazione di sei centri di formazione che mirano alla formazione tecnico-professionale di 30.000 studenti. Germania e Singapore e altri paesi hanno anch’essi investito in questo settore. Dal canto suo, il Governo indiano istituirà 100 centri di sviluppo a carattere internazionale dove verranno condotti corsi avanzati in lingue straniere, per aiutare i giovani a prepararsi per i lavori all’estero. L'Italia può certamente contribuire, cooperando in tutte e tre le iniziative.

Cosa suggerirebbe ad un uomo d'affari italiano che tenta di entrare nel mercato indiano per la prima volta? Ci sono settori, opportunità e modalità che lei può suggerire per potersi organizzare al meglio per il primo approccio con la controparte? 

Vorrei sottolineare che, attualmente, l'India ha uno dei tassi di crescita più alti tra le principali economie del mondo e che continuerà ad avere una crescita più rapida della media nei prossimi anni. L'India possiede una ampia classe media, quantificabile in 400 milioni di persone, che guidano la domanda in ogni settore. Oltre il 50% della popolazione ha una età inferiore ai 25 anni, il che indica chiaramente una alta produttività, rispetto ad un potenziale stato di bisogno. Attualmente, il nostro Paese rappresenta la destinazione privilegiata, tra tutti i Paesi, degli investimenti esteri. Il costo di produzione medio di un prodotto in India è inferiore rispetto ad altri paesi, grazie al basso costo della manodopera qualificata e ad abbondanti risorse umane. Nella maggior parte dei settori e sotto-settori, l'India è in fase di crescita.

Ci sono pertanto, per le imprese italiane, prospettive per l’esportazione dei loro prodotti o per pianificare investimenti per la fabbricazione di prodotti a favore di un grande mercato interno. 
Posso suggerire alle imprese italiane di studiare il mercato, capire gli interlocutori locali e quelli stranieri già presenti e analizzare “vis à vis” i costi di produzione altrui. Essendo un mercato disomogeneo e sensibile ai prezzi, è più vantaggioso fabbricare il prodotto in India adattando alcune caratteristiche dei prodotti. Le storie di successo delle multinazionali che operano in India indicano che una certa percentuale dei loro prodotti finali ha dovuto essere customizzato nel contenuto, nel gusto o nel design. 

Ci sono poi Camere di Commercio, come la Confederazione dell’Industria Indiana (CII), la Federazione della Camera di Commercio e dell'Industria (FICCI) Indiana, ASSOCHAM e agenzie governative di promozione come ITPO, FIEO, EEPC e altri che una società italiana può contattare per conoscere di più il mercato o ricercare partner indiani. “Invest India” è emersa come un'entità affidabile, per il supporto, di cui si può fare buon uso.

Desidera raccontarci la sua esperienza in Italia, ad oggi, e quali sono i prossimi eventi che sta organizzando?

La mia esperienza in Italia è stata abbastanza soddisfacente e durante il mio mandato, l'Ambasciata è stata impegnata nell'organizzazione di molteplici attività in diverse grandi città d'Italia, non solo nel settore commerciale, ma anche nella cultura, istruzione e in ambito accademico, che hanno portato gli italiani maggiormente in contatto con l’India, le sue imprese e anche con la nostra Ambasciata. L'Ambasciata sta progettando di proseguire in questa direzione, quest'anno, organizzando una serie di eventi commerciali in diverse città industriali, come Bergamo, Genova, Verona, Torino, Venezia, Milano, Roma, Firenze, Bologna, e poi Napoli, Bari , Palermo del Sud Italia. Stiamo anche pensando di invitare Stati indiani, come Maharashtra, Gujarat e Tamil Nadu, Karnataka, Rajasthan, Bengala Occidentale ed altri a visitare l'Italia e avviare o mantenere viva la discussione con le aziende italiane, su investimenti e le attività nei loro Stati. 
A parte questo, l'Ambasciata ha anche in programma di organizzare un incontro importatori-esportatori. Faciliteremo le missioni imprenditoriali di aziende ed associazioni diverse, provenienti da diverse Regioni d'Italia, per visitare l'India partecipare ad eventi internazionali previsti dai diversi Ministeri centrali, come il Ministero per la trasformazione alimentare, il Ministero delle energie nuove e rinnovabili, dell'industria pesante, del turismo e della cultura e non solo.

C'è un messaggio che vorrebbe rivolgere alle nostre due comunità d'affari?

L'Italia è un partner naturale dell'India ed entrambi i Paesi hanno più somiglianze che differenze. L’India contemporanea è un’India diversa, che offre l'opportunità alle imprese italiane per espandere la propria attività e per impostare unità di produzione in India per la produzione di prodotti per il mercato mondiale.
L'attuale Governo sta continuando con le sue misure di riforma che saranno sempre più “business friendly”. Consiglio vivamente alle aziende italiane di esplorare le opportunità offerte dai diversi settori, discutere con i loro partner indiani di eventuali joint venture, che possono costituire la loro ulteriormente crescita del business in India. L’Ambasciata indiana a Roma e il Consolato indiano a Milano offrirà ogni forma di collaborazione a questo scopo.